Προμηθεύς – Il Riscatto del Fuoco e la Dignità dell’Umano
- Artificioſa Rota
- 2 giorni fa
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di Giacomo Cordova Vezzola
Per il mio Maestro Hrodebert
Nel gesto eterno di Προμηθεύς che ruba il fuoco agli dèi, non vi è soltanto una ribellione titanica, ma l’epifania della potenza autenticamente umana: il coraggio di sfidare l’ordine immutabile per accendere la scintilla dell’autocoscienza. L’immagine della fiaccola sollevata — come in questo dettaglio ardente e simbolico — non è mera trasgressione, ma consacrazione. Il fuoco non è solo calore o luce: è la facoltà demiurgica dell’intelletto, la fiamma dell’arte, il principio della tecnica, l’inizio della storia.
Prometeo non dona qualcosa di materiale, ma consegna all’uomo la condizione per diventare pienamente se stesso: la capacità di creare, di scegliere, di conoscere — perfino di errare. Il suo atto è terribile e sacro perché rompe il silenzio dell’obbedienza cosmica. A differenza degli dèi, che posseggono l’eternità, l’uomo — grazie al dono prometeico — può costruire senso nel tempo.
È in questa violazione del divino che si cela la vera nobiltà dell’umano: la possibilità di elevarsi non per nascita ma per conquista, non per grazia ma per intelletto. Prometeo è dunque il prototipo dell’iniziato, colui che soffre per aver visto e voluto trasmettere. È il martire della libertà interiore, il simbolo imperituro del rischio della conoscenza.
Per questo, ancora oggi, ogni fiaccola accesa nel cuore del pensiero è un’eco del fuoco primordiale rubato da Προμηθεύς. Non per distruggere gli dèi, ma per ricordare agli uomini che essi non sono solo creature — sono potenzialmente creatori.
Nel Dì della Rivoluzione
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