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Sul “segreto” dell’Iniziazione

di Venator Animarum


Anzitutto, l’inviolabilità del Segreto Iniziatico.


Scrive il grande esoterista e storico dell’ arte Ananda Kentish Coomaraswamy:


“Il segreto dell’ iniziazione rimane inviolabile per sua stessa natura; non può essere tradito perché non può essere espresso, è inesplicabile (aniruktam),ma l’ inesplicabile è tutto, allo stesso tempo tutto ciò che può e che non può essere espresso”.


(Ananda K. Coomaraswamy, La Tenebra Divina, ed.Adelphi).


Questo passo di Coomaraswamy – “il segreto dell’iniziazione […] è inesplicabile (aniruktam)” – tocca uno dei cardini della sapienza tradizionale: l’impossibilità di tradurre l’esperienza iniziatica in linguaggio discorsivo. L’iniziazione, nel senso più profondo, non è un sapere da comunicare, ma una trasformazione da vivere. Non è trasmissibile per via esoterica solo perché proibita, ma perché, ontologicamente, non è dicibile.


La chiosa di N. R. Ottaviano (che potremmo definire quasi apodittica) segue questa linea radicale: se qualcuno tenta di comunicare l’iniziazione con mezzi esteriori e moderni – social, piattaforme digitali, conferenze pubbliche – allora non ha mai avuto accesso all’esperienza autentica. Questo non è solo uno sfogo antimoderno: è una presa di posizione che riconosce un abisso ontologico tra il sacro e il profano, tra l’azione iniziatica e la sua rappresentazione.


Tuttavia, si può osservare criticamente anche questo rigore:


  1. È proprio vero che ogni discorso sull’iniziazione è segno di non-iniziazione? La tradizione sapienziale ha sempre parlato in parabole, simboli, miti, allegorie, costruendo forme per alludere all’informe. Pensiamo all’uso della doctrina arcani, della disciplina del silenzio, della via negativa (apofatica): esse non negano la possibilità di parlare, ma solo la possibilità di dire tutto. Il silenzio diventa esso stesso un linguaggio iniziatico.

  2. Non è forse utile distinguere tra il “parlare di iniziazione” e il “parlare iniziaticamente”? Uno può parlare di temi iniziatici senza svilirli, se lo fa con consapevolezza dei limiti, usando un linguaggio simbolico, analogico, evocativo – quello stesso che Coomaraswamy utilizza.

  3. Infine, non è il mezzo ma l’intenzione e la forma a determinare l’autenticità del messaggio. Anche Platone ha “scritto” dei Misteri, eppure non li ha per questo violati, ma solo protetti dentro un logos che si nega da sé.


Detto ciò, la provocazione di Ottaviano è efficace: ci mette in guardia dall’illusione che l’iniziazione possa essere “condivisa” come un post o un file, e ci richiama al fatto che il vero “sapere” si trasmette da bocca a orecchio, da cuore a cuore, da simbolo a silenzio.



Alcuni cenni per vari approfondimenti e approcci:



🜂 1. Coomaraswamy e l’ineffabile (aniruktam)



Nel suo saggio La Tenebra Divina (Adelphi), Coomaraswamy afferma:


“Il segreto dell’iniziazione rimane inviolabile per sua stessa natura; non può essere tradito perché non può essere espresso, è inesplicabile (aniruktam), ma l’inesplicabile è tutto, allo stesso tempo tutto ciò che può e che non può essere espresso.”



Fonti e concetti chiave:



  • Aniruktam è un termine sanscrito che significa “non detto”, “ineffabile”, “non formulabile in parole”. È legato al concetto vedantico di parā-vāk, la “parola suprema”, che non è articolata, ma è la fonte di ogni linguaggio.

  • Coomaraswamy insiste sulla distinzione tra ciò che può essere comunicato intellettualmente e ciò che deve essere realizzato ontologicamente, interiormente, attraverso un’esperienza trasformativa.

  • In Figure of Speech or Figures of Thought? egli mostra come i simboli sacri non siano “ornamenti” del discorso religioso, ma porte iniziatiche che puntano al non detto. Le parole diventano veicolo, non spiegazione.



“The symbol hides and reveals at the same time; it guards and it guides.”





🜄 2. René Guénon: il Silenzio iniziatico e l’Esoterismo autentico



Guénon, in opere come Il Re del Mondo, Simboli della Scienza sacra e Considerazioni sull’esoterismo cristiano, riafferma costantemente l’idea che il vero insegnamento esoterico non può essere divulgato:


“Ciò che è veramente iniziatico non può mai essere reso pubblico, non per divieto esteriore, ma per sua stessa essenza.”



Concetti fondamentali:



  • Iniziazione come “morte e rinascita”: una trasformazione interiore, non una trasmissione teorica.

  • Il silenzio iniziatico (arcani disciplina) come sigillo della trasmissione: non è proibizione arbitraria, ma necessità ontologica.

  • Guénon distingue tra “esoterismo secondario” (pubblico, intellettualizzabile) e “esoterismo primordiale” (non trasmissibile, che si riceve da una catena ininterrotta).



“L’esoterismo autentico non è un oggetto di speculazione, ma un mezzo di realizzazione.”





🜁 3. Frithjof Schuon: la funzione del simbolo e i limiti del linguaggio



Schuon, erede spirituale di Guénon e profondamente influenzato da Coomaraswamy, amplia il discorso sull’ineffabile con grande chiarezza:


“Il simbolo è il linguaggio dell’Invisibile, ma nessun simbolo può contenere l’Invisibile.”



In L’Unità trascendente delle religioni, La logica e il trascendente e Comprendere l’Islam, Schuon afferma che:



  • L’iniziazione è un atto sacramentale e ontologico, non una semplice istruzione.

  • Il linguaggio può solo suggerire, non spiegare: il simbolo, il mito, il rito sono forme che velano e rivelano insieme.

  • Chi pretende di “spiegare tutto” cade nella razionalizzazione modernista che svuota l’elemento sacro.






🜃 4. Henry Corbin: immaginazione creatrice e arcano spirituale



Corbin, sebbene più filosofico e legato al mondo islamico-iranico (soprattutto alla teosofia sciita di Suhrawardi), difende con vigore il carattere invisibile e intrasmissibile dell’esperienza spirituale diretta:


“L’evento iniziatico è un atto di ta’wīl — un ritorno all’interiore, che non può mai essere catturato da alcuna forma pubblica o istituzionale.”



In Corpo spirituale e Terra celeste e L’Immaginazione creatrice nel sufismo di Ibn ‘Arabī, Corbin mostra che:



  • L’iniziazione avviene nel mundus imaginalis, il mondo intermedio tra sensibile e intellegibile, che non è rappresentabile ma solo esperibile.

  • Il simbolo non è una “metafora”, ma un essere reale in un altro ordine dell’essere.

  • La trasmissione iniziatica avviene tra maestro e discepolo, attraverso uno “sguardo”, un silenzio, una presenza. Non può essere ridotta a contenuti.






🜔 5. Contro l’“esoterismo digitale”: la critica di Ottaviano e oltre



L’osservazione di N. R. Ottaviano — “chi cerca di spiegare l’iniziazione tramite Zoom o YouTube non l’ha mai ricevuta” — si colloca in questa tradizione. Denuncia la profanazione del sacro, cioè la riduzione dell’iniziatico a prodotto da divulgare, consumo spirituale, contenuto da “monetizzare”.


Questo fenomeno è già stato previsto e criticato:


  • Guénon parla della “contraffazione dell’esoterismo”, una forma moderna di spiritualismo deviato.

  • Coomaraswamy avrebbe chiamato ciò “parodia del sacro”.

  • Schuon e Nasr criticano la “spiritualità senza religione”, che cerca l’esperienza senza disciplina e senza legame con una via iniziatica autentica e trasmessa.






Tentando di concludere: perché il segreto non si può tradire?



Perché non è una cosa da custodire, ma una qualità dell’essere che emerge solo attraverso una mutazione interiore, un misterion che si manifesta solo a chi è pronto.


In altre parole:


  • Non è proibito parlare, ma impossibile dire tutto.

  • Il simbolo è la forma più alta di parola quando la parola tocca il silenzio.

  • Ogni vero iniziato sa che il linguaggio deve cedere il passo alla presenza.





 
 
 

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