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Umanisti Italiani, Pensiero e destino. Intervista al prof. Massimo Cacciari

Di Giacomo Cordova e Stefano Avanzi


Questa intervista a Massimo Cacciari, emerito di Filosofia presso l’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano, è stata organizzata e pubblicata in collaborazione con alcuni amici dell'Università Bocconi, sotto la Direzione del dott. Alessandro Bognoli, il quale ci offrì l'occasione di una corrispondenza esterna sul periodico universitario "L'Eco del Bunker". Incontrammo il prof. Cacciari, ormai un paio di anni fa, in Villa Brunati, nella Biblioteca comunale di Desenzano del Garda, in occasione della presentazione del suo saggio introduttivo al nuovo libro curato da Raphael Ebgi: Umanisti Italiani, Pensiero e destino. Si tratta di un recente e importante volume, edito per i tipi di Einaudi nella preziosa collana dei Millenni, a partire dal quale gli abbiamo realizzato una veloce intervista, che qui riportiamo.



• Prof. Cacciari, chi è, storicamente, l’umanista? E chi sono gli umanisti oggi?


M.C.: L’umanista è una figura complessa. Vi sono umanisti che hanno una competenza particolare in materie filologiche, umanisti che ne hanno in materie letterarie… l’Umanesimo e il periodo umanistico sono una componente essenziale di tutta la creatività artistica del periodo. È dunque impossibile ridurlo ad una definizione. Ma l’umanista nel suo insieme è una persona che riflette, nella sua dimensione filosofica teoretica, sia riguardo la divisione tra competenze filosofiche sia per quanto riguarda le competenze artistiche. È uno che ha una filosofia del linguaggio, che ha una filosofia legata al suo stesso amore per le lingue classiche e che ha una filosofia dell’arte. Ad esempio, Marsilio Ficino e altri teorizzano, quasi essenzialmente su base platonica, le componenti del fare artistico. Quindi si tratta di una cultura complessa. E la complessità dell’Umanesimo e va rivendicata contro ogni sua riduzione a questo o a quell’aspetto, e soprattutto rispetto alla sua riduzione nell’aspetto prettamente letterario-filologico, quando addirittura non retorico.


• Umanesimo laico o Umanesimo religioso? Quali sono le differenze principali che caratterizzano le due visioni dell’uomo in rapporto col mondo? E all’interno di un Umanesimo di chiara matrice religiosa, i presupposti ricercano un ecumenismo, e se sì, per quale via lo conseguono?


M.C.: Anche qui la distinzione è una distinzione che poi non trova un riscontro effettivo: l’Umanesimo ha sempre al suo interno una dimensione religiosa. Così come però questa dimensione religiosa non ha nulla a che vedere con settarismi, esclusivismi eccetera. È una religio molto civilis quella dell’Umanesimo, ed è una religio il cui fine è quello di individuare una strada comune, qualcosa che armonizzi, qualcosa che riesca a comporre, che non propriamente una religione. Quindi è una prospettiva al limite irenistica quella dell’umanesimo in materia religiosa. Ma trovare un umanista totalmente irreligioso è impossibile, così come lo è non trovare un umanesimo laico: l’Umanesimo è laico per definizione. Alcuni umanisti, tra cui Ficino, potevano appartenere anche ad ordini religiosi, ma il loro Umanesimo è laico: non esiste alcun dogmatismo nell’approccio dell’Umanesimo al problema religioso.


• Nell’ambito della filosofia umanistica una certa importanza ha avuto anche l’esoterismo, nelle sue più varie forme e correnti, uno fra tutti l’ermetismo rinascimentale. Come è possibile parlare di conoscenza esoterica e fino a che livello è possibile, soprattutto oggi che il metodo di comunicazione avviene quasi sempre nel senso inverso, ovverosia essotericamente?


M.C.: Vi è una dimensione esoterica nell’Umanesimo, questo è certo: il primo testo che il Ficino traduce, dietro sollecitazione anche di Cosimo, è proprio il Corpus Hermeticum; quindi tutto il platinonismo, anche quello umanistico fiorentino ha forte questa impronta ermetica. Quindi è un esoterismo particolare. L’Ermetismo come noi lo intendiamo, è una delle componenti che compongono l’aurea catena che va dai primordi della sapienza umana fino ai filosofi del Tardo Ellenismo: a Plotino, a Proclo. E che comprende in sé sia l’esoterismo classico, soprattutto con il pitagorismo, sia la Rivelazione, la grande Rivelazione giudaico-cristiana, con un atteggiamento molto problematico e sostanzialmente molto aperto, anche nei confronti dell’altro monoteismo: quello islamico. Come è evidente al libro che Cusano dedica al Corano, alla sua analisi, alla scribatio…


• “Rinascimento” è una parola dal significato di per sé molto ampio. In riferimento alla cultura, esso assume forse il valore più alto e nobile del termine. Come potrebbe la nostra Nazione approcciarsi ad una o più rinascenze culturali senza cadere magari in quelli che potrebbero diventare inutili e controproducenti complessi di superiorità?


M.C.: Rinascimento non è il far rinascere l’Antico. Rinascimento è far rinascere noi stessi, di nuovo. Perché, appunto, la crisi del tempo, la crisi della cultura, la crisi della lingua, dimostrano che noi siamo decaduti. Quindi, in questo senso, lo studio del Classico, il ritorno all’Antico, è affinché noi si rinasca: siamo noi che dobbiamo rinascere, attraverso la loro lettura, la loro comprensione, la loro analisi. Questo è il significato preciso per cui vale la pena parlare di Rinascimento; Rinascimento in quell’epoca, anche se va distinto, il periodo rinascimentale da quello umanistico. Ogni periodo di crisi ci deve porre questo problema, questa riflessione. È chiaro che non possiamo continuare ad essere quello che eravamo e tantomeno è pensabile far risorgere i morti; siamo noi che dobbiamo rinascere attraverso la memoria di questo passato, inteso come genesi del nostro presente, e arrischiandoci a inventare, trovare, scoprire nuovi ordini: questa è la sfida che Umanesimo e Rinascimento avevano avuto di fronte, ed era questa sfida dell’imprevisto che fa entrare l’Italia nell’Umanesimo. Sembra che sia una ripresa di letteratura o di pittura antica: Donatello, Botticelli, Ariosto, Pulci… l’Umanesimo è invenzione, scoperta innanzitutto!


per il prof. Massimo Cacciari

Stefano Avanzi (Filosofia – Università di Verona)

Giacomo Cordova (Beni Culturali – Università di Verona)


Con pubblicazione su L’Eco del Bunker © Via Roberto Sarfatti 11, 20136, Milano, Italia • Culture and Interests


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