Toccare il ruvido della ruggine che ha ramato
- Artificioſa Rota
- 22 apr
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di Paolo Veronese da Maderno
Toccare il ruvido della ruggine che ha ramato
questo attrezzo di livido ferro, capace solo
di stappare una birra o limarci le unghie
col sospetto del tetano - l'antico babau
che mi seguiva da fanciullo come la corrente
dei recinti delle vacche - e così I pensieri
che si accartocciavano a quel contatto voluto
come il piacere di pungere il dente malato
libero di maledire le nubi e le vespe e le ortiche
e di misurare quella faccia da svizzero a sganassoni
pugni d'innocenza e patrioti
nella brughiera dove tossiva il fiume
e percuoteva l'orecchio di fluire 'bergab' da lontano
simile e fraterno alla ferrovia che portava a Winterthur
sino a qui, dove si affastellano i dolori e la noia
che parla del tempo che s'aggrappa
a me alle ossa
come l'ossido sul ferraccio.
DIO Mio come fa a starci tutto - tutte bestie nel prato
tutta la memoria in una testa inutile?

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