Ricerche per un significato alchemico della Pasqua
- Artificioſa Rota
- 7 apr
- Tempo di lettura: 6 min
di E. Paredi
Siamo così giunti da tempo, all’Equinozio di Primavera: è tempo di fare pulizia, di arieggiare sia le case che i pensieri perche' la bella stagione e' arrivata. L'energia della natura sta crescendo ed e' il periodo ideale per seminare sia nuovi progetti che il giardino con le erbe officinali. Anticamente si accendevano dei fuochi, bruciando le sterpaglie del giardino, una volta compiuti i “rituali” di pulizia: le nostre nonne utilizzavano scope di saggina, che in Brianza anticamente era conosciuta col nome di “brugh”, stesso nome dell’Erica, per ripulire l’entrata di casa, ma anche per “scacciare” i malanni, e far posto ad un nuovo ciclo vitale.
La celebrazione della Pasqua dipendeva dalla luna, l’astro profondamente legato alla simbologia della terra, attraverso le stagioni, maree e i cicli mensili. La festa veniva fissata nella prima domenica dopo il plenilunio successivo al primo giorno dell’Equinozio di primavera.,
È la festa primaverile per eccellenza, celebrazione del rinnovamento e della rinascita. Le usanze rimaste nella Pasqua cristiana provengono da culti arcaici.
Nei culti celtici il Figlio della Grande Madre, Belenos, muore e risorge a Primavera. È la vita dei campi che insegna. Il periodico morire e rinascere dei frutti, la fecondità che si rinnova sono simboli dell’Uomo che muore e rinasce e si trasforma. Esperienza interiore che ciascuno di noi vive dentro di sé come Uomo naturale. Legato alla Pasqua vi è un altro simbolo celtico che è quello dell’Uovo, che rappresenta le origini del mondo e germe di vita.
Nella religione cristiana la Pasqua rappresenta il momento della Resurrezioni di Cristo, salvatore dell’Umanità. È il momento principe della vittoria della Luce sulle Tenebre: simbologia principe che ci riconduce ad antiche usanze di derivazione celtica. Al di là del nome usato nelle varie realtà, cerchiamo di analizzare le simbologie che la Pasqua racchiude per arrivare a capire quanto dobbiamo ai nostri antichi Padri.
Simbologia esoterica: uovo e coniglio
L’Uovo rappresenta simbolicamente l’Uroboros, ossia il Serpente primordiale che viene solitamente rappresentato mentre si morde la coda, creando la figura geometrica a forma appunto di “uovo”. Ma l’Uovo rappresenta oltre che gli inizi, anche il simbolo stesso della Vita. Il bambino e il cucciolo nascono e si sviluppano da un uovo prima di nascere. L’usanza di scambiarsi le uova di cioccolato alla mattina di Pasqua e mandare i bambini in giardino a cercare le uova colorate che il coniglio pasquale aveva nascosto, ricordano tempi arcaici. In Germania, ad esempio, la tradizione vuole che i bambini, la mattina della domenica di Pasqua, chiamata “Ostern”, vadano alla ricerca nei giardini delle case delle uova nascoste dal “coniglio pasquale”. In Inghilterra si fan rotolare sulla strada uova sode colorate fino a quando il guscio non sia completamente rotto. Questa tradizione è fortemente legata al culto della dea precedentemente descritta, infatti nelle tradizioni celtiche si celebrava il ritorno della dea andando a scambiarsi uova “sacre” sotto l’albero ritenuto “magico” del villaggio, usanza che dunque collega la Pasqua alle divinità arboree della fertilità. Simbolo della dea è la lepre o il coniglio che in realtà rappresenta la stessa divinità che si rende immanente e concepisce se stessa come divinità dei boschi. Una delle credenze antiche era, poi, quella che, cibandosi dell’animale simbolo della divinità o meglio espressione stessa della divinità, non si faceva altro che rendersi partecipe di quella scintilla di divino che è insita nella sua immanenza. Anche l’uovo non è scelto a caso ma è da sempre simbolo di rinascita. Per gli antichi la Primavera portava gli uccelli a deporre le proprie uova e dunque ad avere un nuovo sostentamento dopo la rigidità dell’inverno. L’uovo diventa così potente talismano di fertilità e vita come testimoniato dalle usanze delle uova sacre ove il cibarsi di questo alimento celebrerebbe la rinascita del sole e il ritorno delle stagioni dell’abbondanza. L’idea del “sacro” uovo si è così tramutata nel tempo, basti pensare all’uovo alchemico di Ermete Trismegisto o agli antichi romani per i quali “omne vivum ex ovo”. Il cibarsi delle uova, così, diventa un rituale collettivo di partecipazione alla nuova vita e dunque alla resurrezione.
Come possiamo notare dunque la Pasqua è una festa che richiama antichissime usanze e che si collega ai rituali naturali e alla sacralità degli alberi. Una interessante tradizione è quella usanza di realizzare giardini fioriti durante questo periodo per far sì che la natura sia incoraggiata per la crescita delle piante, ciascuna legate ad una “divinità” particolare: “divinità” che molto spesso risiedono, si manifestano nei ruscelli, nelle rocce, nei boschi, sulle cime innevate delle montagne. Una magia “imitativa” che riproduce il principio del “simile che cura il simile”. Si schiude come di incanto la spiegazione di un rituale che affonda le sue radici nelle tradizioni pre-romane: i “sepolcri”, preparati il Venerdì Santo per il Cristo con piante, spighe e fiori, veri “giardini” realizzati sulla tomba del Dio morto creando un legame ancora più stretto tra festività e rituali arborei.
La Reminiscenza dello spirito arboreo
Come possiamo notare dunque la Pasqua è una festa dalle origini antichissime e che si collega ai rituali naturali e alla sacralità degli alberi, essa altro non sarebbe che un’altra forma di venerazione, di quel principio basato sulla morte e rinascita dello spirito della vegetazione rappresentato spesso nell’uccisione e nella risurrezione della Dea o successivamente dell’Uomo Selvatico, “Omm Selvadegh”. Una interessante tradizione è quella usanza di realizzare giardini fioriti durante questo periodo per far sì che la Natura sia incoraggiata per la crescita delle piante, ciascuna legate ad una divinità particolare: divinità che molto spesso risiedono, si manifestano nei ruscelli, nelle rocce, nei boschi, sulle cime innevate delle montagne. Una Magia “imitativa” che riproduce il principio del “simile che cura il simile”. Si schiude come di incanto la spiegazione di un rituale creduto cristiano ma che affonda le sue radici nelle tradizioni pre-romane: i “sepolcri”, realizzati il Venerdì Santo per il Cristo con piante, spighe e fiori, veri “giardini” realizzati sulla tomba del dio morto creando un legame ancora più stretto tra festività e rituali arborei. Anche la simbologia dell’agnello o meglio del “capretto” sarebbe strettamente legata al culto arboreo nello stesso significato della lepre per la dea Belisama.
La capra infatti, errando nei boschi, rosicchia le cortecce degli alberi danneggiandoli notevolmente, così solo il dio della vegetazione si nutre della pianta da esso personificata, e dunque lo stesso animale non può che essere sacro. Come nel caso delle uova, l’Uomo antico, mangiando la carne dell’animale ne acquisisce e assorbe tutte le peculiarità.
La Festa del Fuoco
Strettamente connesso con i rituali legati alla vegetazione e alla rinascita è la tradizione pasquale di accendere i falò. I cosi detti fuochi di gioia da cui poi deriverebbe la tradizione del cero pasquale. In Germania ad esempio i contadini raccolgono tutti i rami secchi che trovano nelle loro campagne per poi farne un enorme rogo e spargere le ceneri nei campi per propiziare il raccolto, mentre tizzoni accesi vengono portati all’interno delle case come protezione dagli spiriti maligni. Tali rituali li troviamo anche in molte altre parti d’Europa e nelle nostre stesse terre. Si tratta di un rito purificatorio, in sintonia con quello che poi sarebbe il significato della Pasqua cristiana. In realtà la tradizione ben si sposa con il concetto di magia imitativa degli antichi, infatti la festa legata all’equinozio di primavera è strettamente legata alla rinascita del Sole dopo la sua morte, il buio e la luce si equivalgono per poi far prendere il sopravvento di quest’ultima. I rituali non erano altro che un modo per trasporre in terra il calore del Sole, trasmutare. Viva ancora oggi in molti paesi nordici è l’usanza di far ruzzolare ruote infuocate giù per una collina o il correre nei campi con le fiaccole accese, come a voler imitare il percorso che il Sole compie durante l’anno. In questa tradizione si inserisce il cero pasquale, il fuoco sacro della religione cristiana che anche in questo caso attinge alla Tradizione dei rituali pagani. Nelle chiese si spengono le luci, proprio a rappresentare il dominio assoluto del buio, visto solo successivamente come male, poi trionfa la luce, simboleggiata dal cero dal quale si accendono le varie candele, che si portano a casa come i pagani portavano i loro tizzoni accesi: un mistico intreccio di culture e credenze che si fondono in antichi rituali e simbologie che si perdono nella notte dei tempi.
(Fonti: “La Dea Madre” – Robert Graves. “Simbolo e Simbolica” R.A. Schwaller de Lubicz - “Il Verbo e il Simbolo” – R. Guènon - “Le divinità solari dell’antica Europa dal 2000 A.C. al 400 A.C.” - Miranda Green - “Mysteres Celtes – une religion de l’insaisissable” - John Sharkey )

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