di Paolo Veronese
Noi siamo il bosco
dove incisi nelle cortecce i volti gridano una rivolta sorda, nata nelle radici –fauci
che addentano il terreno, la nostra perduta memoria degli insepolti.
Il silenzio circonda la trama dei rami la sfida dell’individuo, graffio che sangue e resina impasta la nostra lingua di nervature –impronte digitali del nostro esistere ai margini
dell’indecifrato estinguersi, urlo di pietra soffocato dall’unanime altrove della foresta,
caduti ai margini del bianco
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