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Don Chisciotte: il cammino esoterico dell’iniziazione

di E. Paredi


"Don Chisciotte", l'opera monumentale di Miguel de Cervantes, si snoda come un viaggio iniziatico, non solo fisico, ma profondamente interiore. Questo capolavoro rappresenta il cammino della coscienza, un incedere verso la comprensione dell'unità del creato, simile a quello dei mistici che hanno esplorato i sentieri più elevati della spiritualità. In questo contesto, il discorso sull'età dell'oro, rivolto agli umili pastori che fanno da spettatori, si trasforma in una rivelazione esoterica, richiamando l'idealismo del Rinascimento e le sue radici ermetiche e orientali.


Cervantes, attraverso il personaggio di Don Chisciotte, dà voce a un ideale che trascende il tempo e lo spazio, evocando i fantasmi di un passato arabo che ancora aleggiava sulla Spagna del suo tempo. La figura del soldato, dell'esattore e del prigioniero è ben presente nella sua vita, e i suoi sforzi per liberare l’anima si intrecciano con la mitologia cavalleresca, trasformando il mito in carne e sangue, in esperienze quotidiane.


Don Chisciotte compie tre sortite, simbolo di un processo di evoluzione interiore. La presenza di Sancio Panza, il suo fedele scudiero, rappresenta l'ego umano, la sua parte terrena, necessaria per intraprendere il viaggio. Sancio è il contrappunto pragmatico che permette a Don Chisciotte di affrontare le sfide e le disillusioni, rendendo possibile il cammino verso l'illuminazione. La dicotomia tra i due personaggi ci invita a riflettere su come l'aspetto spirituale e quello materiale della nostra esistenza siano interconnessi, ciascuno contribuendo alla crescita dell'altro.


Mentre il cavaliere errante si muove nel mondo, affronta non solo giganti di carne e ossa, ma anche i mulini a vento, simbolo delle illusioni e delle limitazioni della percezione umana. Questi mulini rappresentano il destino, il ciclo eterno del samsara, e allo stesso tempo l'opportunità di nutrire la propria coscienza. Ogni battaglia persa, ogni caduta, diventa un passo verso una maggiore comprensione di sé e della realtà. Con ogni ostacolo, il lettore è invitato a interrogarsi, a esplorare le proprie paure e limitazioni.


La follia di Don Chisciotte, paradossalmente, lo avvicina alla verità. Solo chi ha abbandonato le convenzioni del mondo può sperimentare l’essenza della libertà. Nella sua continua ricerca di giustizia e nobiltà, egli risveglia nelle persone che incontra una scintilla di luce; una coscienza attiva può risolvere conflitti e dissolvere tensioni.


Infine, la morte di Don Chisciotte segna non un fallimento, ma una liberazione. La sua follia si trasforma in saggezza, la sua ricerca si traduce in realizzazione. Egli muore non perché abbia abbandonato i suoi sogni, ma perché li ha trasformati in esperienza vivente. Come i cavalieri del Graal, ha tracciato il suo cammino, quello che porta all’illuminazione e alla comprensione profonda.


In questo senso, "Don Chisciotte" è molto più di un semplice romanzo: è un viaggio esoterico attraverso le sfide umane, un invito a riconoscere che la vera nobiltà risiede nell'inseguire i propri ideali, anche quando sembrano irraggiungibili. È una celebrazione del potere dell'immaginazione e della capacità di trasformare il mondo attraverso l’amore e la dedizione.



 
 
 

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