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A Sirmione con Pound e Joyce, 1920.

Aggiornamento: 5 ago 2020

di Paolo Veronese



Un incontro


Nel giugno del 1920 a Sirmione avvenne un incontro letterario di capitale importanza.

Il poeta americano Ezra Pound (1885-1972) ricevette per la prima volta personalmente l’irlandese James Joyce (1882-1941). I due si conoscevano già da sette anni: per mezzo del poeta W. B. Yeats (1865-1939), cui fungeva da segretario, Pound aveva scoperto Joyce nell’inverno del ’14, per una antologia poetica da compilare. Joyce al tempo risiedeva a Trieste come insegnante di lingue con la moglie Nora e i figli Giorgio e Lucia. Nei sette anni successivi Pound divenne per Joyce il più importante divulgatore della sua opera, dei Dubliners (1914), del Portrait of the artista s a young man (1917), e soprattutto dell’epocale romanzo Ulysses (compiuto nel ’22), cui si schierò in difesa sin dal 1918 sulla rivista The Little Review contro la censura abbattutasi sulle prime pubblicazioni di stralci del romanzo. Studiato fin nel minimo dettaglio, nella sua ingegnosissima costruzione, il libro sarà acclamato come capolavoro universalmente dalla critica; tuttavia nel giugno del 1920, quando gli ultimi episodi erano ancora da scrivere, gli attacchi e i veti sulla pubblicazione dell’opera erano agguerriti.

Pound, che viveva con la moglie Dorothy a Venezia, invitò Joyce all’inizio di maggio del 1920, per trovare nuove strategie per il prossimo futuro editoriale. Quando le condizioni di salute di Dorothy Pound peggiorarono improvvisamente, la coppia si trasferì per effettuare delle cure a Sirmione. Pound conosceva già il luogo, da un soggiorno del 1910 e in giugno del 2011. Già dapprima Sirmione era per lui una terra desiderata e idilliaca, come testimonia la sua voce lirica dialogante con sè stesso nella poesia «Blandula, Tenula, Vagula» (1909).


What hast thou, O my soul, with paradise?

Will we not rather, when our freedom’s won

Get us to some clear place wherein the sun

Let drift in on us through the olive leaves

A liquid glory? If at Sirmio

My soul, I meet thee, when this life’s outrun

Will we not find some headland consecrated

By aery apostles of terrene delight

Be not our cult be founded on the waves

Clear sapphire, cobalt, cyanine

On triune azures, the impalpable

Mirrors unstill of the eternal change?


Soul, if She meet us the, will any rumour

Of havens more high and court desirable

Lure us beyond the cloudy peak of Riva?


In «Study in Aestetics» della raccolta Lustra (1916) si esprime lo stupore del poeta per il fatto che, in Italia, già i bambini sappiano con esattezza cos’è la bellezza.

Una volta dalla riva sassosa hanno accolto la dama di Pound dicendo: «Guarda! Ahi guarda! Ch’ è be’a!». «Ma tre anni più tardi / Udii il giovane Dante, di cui ignoro il cognome - / Ventotto ce ne sono a Sirmione di giovani Danti / E trentaquattro Catulli: / E c’era stata una bella pesca di sardelle / E i più grandi di lui / In cassette di legno le stavano stipando / Per il mercato di Brescia e lui attorno / Saltava puntando al pesce lucente / E stando loro tra i piedi; / E come essi sta fermo! Gli intimavano invano / Nè volevano lasciarlo sistemare / I pesci nella cassetta / Lui carezzò quelli che dentro già stavano, / D’intima soddisfazione mormorare l’udii / L’identica frase / Ch’è be’a. / E alquanto perplesso io ne rimasi.

Come già espresso nella sua bozza A Retrospect (1917), rintracciabile nella raccolta Motz el son, Pound ha eletto da allora Sirmione come luogo magico, che si eleva al di sopra di ogni teoria dell’arte: «Batterò questa squillante nota, cioè che preferisco sostare nelle rovine arroccate agli scogli del buon salotto di Catullo, e da qui mirare il blu del cielo e come si profilano le colline verso Salò e Riva, con gli dei dimenticati, che colà indomiti si aggirano, che riflettere su alcuna metodologia o teoria dell’arte. Meglio giocare a tennis.» O incontrare un grande poeta.

Il 13 maggio 1920 Pound scrisse a Joyce da quella che già con un certo affetto chiamava «casa mia» all’Hotel Eden (Piazza Carducci 18), invitandolo per una settimana a un dialogo turistico-letterario: «...Il luogo vale il viaggio in treno. – Avete la garanzia di Catullo e del sottoscritto. Sto scrivendo per esortare Eliot a prendersi le vacanze quaggiù, ma spero non attenderete tale congiunzione estremamente incerta, giacché la vostra presenza qui sarebbe un’ulteriore istigazione a farlo venire se si potesse avvertirlo in tempo…le condizioni generali del clima, del lago, degli olivi, del cibo quaggiù mi rendono meno diffidente nell’invitarvi di quanto avrei potuto essere altrimenti – certo né Venezia né Verona mi avrebbero dato l’impressione adatta a un incontro in amichevolezza.»

Poco dopo Joyce confermò il suo prossimo arrivo, e Pound poté esprimere la propria letizia per lettera il 19 maggio, dando dettagliate informazioni circa gli orari delle ferrovie e dei battelli, assicurando copertura economica - “ho abbastanza denaro italiano” - pregandolo di recare con sé il capitolo attuale dell’Ulisse, le “Mandrie”; allegò uno schizzo della moglie e una cartolina a colori: «Dorothy si è notevolmente ripresa. Accludo i suoi tentativi per presentare lo schema di colori della penisola. Non ci sono dei veri panorami, La cartolina mostra Roca dei Scaligeri, anche olivi, lucertole (normali & più grandi, 2 color verde smeraldo di dimensioni prestigiose. Flora come allegato. Quanto allo schizzo tutto quello che posso dire è che a volte l’acqua è davvero blu come la parte più blu del dipinto. Non ho mai trovato nulla che fosse proprio alla stessa altezza tranne che nella grotta di Capri, dove l’entrata funziona da lente & scaglia la luce sott’acqua.»

Joyce tentò il viaggio da Trieste il 31 maggio ma fu ostacolato nell’intento per via di un incidente ferroviario e di uno sciopero. In una lunga lettera spiegò a Pound che v’erano inoltre motivi perché si recasse anche a Londra e Dublino. Doveva trovare la quiete giusta per terminare il libro. Inoltre addusse molti particolari, terminando con un poscritto con un riferimento alle catulliane “Lydiae lacus undae”.

Nella risposta di Pound, 2 giugno: «Caro Joyce: Avrete forse ricevuto il mio telegramma che accusava ricevuta di Ulysses. Abbiamo aspettato a pranzare fino alle 8.00 e io avevo preparato un così bel discorso inaugurale offrendovi o il vitto o un invito a incontrare la mia amica ‘la lavatrice’ da in cima alla strada.

Quella sera & per tutta la notte ha infuriato la tempesta, alle 4.25 sono esplosi su Desenzano scrosci di tuoni tali, che ho pensato che potevano presagire soltanto l’arrivo di Vulcano Daedalus, con un seguito acconcio di fasti e di fanfare…»

Se avesse saputo della fobia di Joyce per i temporali, probabilmente Pound non avrebbe accennato all’ospite della tempesta, così dettagliata e veemente descritta.

Non già è partita col battello la missiva, Pound s’affretta a scriverne un’altra, a mano. Di come Sirmione sia piuttosto economico, e che di vestiti non ne servano; e che due camere all’Albergo della Pace siano già pronte ad ospitarlo. La descrizione che fa dell’edificio in via Carpentini suona quasi come poesia: «…ha l’aria pulita, la cucina ha buon odore. Proprietario un amico del mio vecchio Menegatti. Offre pensione a 14 lire cioè 56 lire al dì per voi quattro. Sto pensando di provare il posto io stesso, se tornassi qui.

Penso che quel prezzo con l’aspetto del posto, dovrebbe essere congruo all’aspetto fiscale. Caffe latte, mezzo giorno, suppa & paste, piatto carne con legume, frutta & formaggio. La sera idem. Stanze più grandi che le nostre qui, & vista sul lago & con giardino, tutto compreso, niente dieci percento servizio in su.»

Tanto era entusiasta dell’idea Ezra, quanto titubante James. Salito sul treno per Venezia, già si decise a tornare indietro il 3 Giugno. In una nota alla moglie dice che a causa della sua paura panica per i temporali, e il suo odio per il viaggiare in treno è costretto al rientro. A Trieste però trova la seconda lettera che Pound aveva vergato e si convince di ritentare la sorte, nonostante tutto. Nel frattempo Pound scrive dalle terme, in cui passa 40 minuti nello zolfo caldo – 10 in più di quanto il dottore elle Regie Terme prescriva. Propone, date le difficoltà, di rimandare l’incontro a Parigi. Ma Joyce è già sulla via per Sirmione, col figlio, il ‘parafulmine’, come confessa a Nora, e fa sapere – per telegramma di Nora - che l’8 giungerà col treno a Desenzano. Resterà due giorni.

Pound andò ad accoglierlo in stazione a Desenzano.

Eccoci al dunque: entrambi erano alquanto emozionati dell’incontro, Joyce riporta che Pound era un unico accumulatore di incalcolabile elettricità, un fenomeno di esuberanza, vitalismo e generosità, e temeva di essere considerato in fondo un borghese senza speranza. L’impressione di Pound è nettamente positiva: «Apertamente lui è testardo come un mulo o un irlandese, tuttavia sono riuscito a dialogarci. Grazie a Dio era bastantemente testardo da riconoscere il suo compito e mantenerlo». Il compito altro non era che l’Ulysses.

Joyce riporta la sua esperienza dei due giorni fatali in una lettera a Harriett Shaw Weaver da Parigi, il 12 luglio 1920: «Mr. Pound mi scrisse con tale insistenza da Sirmione, che nonostante la mia ansietà per i temporali e la mia abnegazione verso il viaggiare, portandomi come parafulmine mio figlio. Stetti due giorni, e dopo aver chiarito la mia situazione ei miei desideri, ci siamo congedati con l’intesa che l’avrei seguito a Parigi».

Una prima reazione ‘letteraria’ che fruttò quest’incontro fu un limerick, un piccolo componimento tracciato sul retro di una lettera di Pound:


A bard once in lakelapped Sirmione

Lived in peace, eating locustes and honey,

Till a son of a bitch

Left him dry on the beach

Without cloche, boots, time, quiet or money.


Un bardo una volta a Sirmione lambita dal lago / Viveva in pace, mangiando miele e locuste, / Finché un figlio di puttana / Lo lasciò asciugare sulla spiaggia / senza vestiti, scarpe, tempo, quiete o denaro.



Strade separate


Pound e Joyce vissero dunque a Parigi, per quasi quattro anni in vicinanza. Nella Ville Lumiere la cavalcata poundiana in difesa dell’opera dell’irlandese ha successo. Finanziata da Sylvia Beach, socia dell’editrice Shakespeare & Company, uscì, al 2 di febbraio del 1922, 40° compleanno di Joyce, la prima edizione in libro dell’Ulysses. Poco dopo i due poeti, così uniti nelle intenzioni, presero strade separate. Joyce comincia un esperimento letterario, una interpretazione della notte buia dell’anima, a suo dire, un lungo lavoro che avrà il proprio termine con la pubblicazione nel 1939 di un libro: Finnegans Wake.

Pound non riconosce al nuovo lavoro alcun valore. La differenza tra la propria – come dice – lirica ‘fallica’ e la fine ‘escrementizia’ della tradizione del romanzo europeo già la percepiva bene in Ulysses. Ma nella nuova deriva letteraria non riesce a cogliere quell’ironia che Joyce pretendeva.

Pound all’inizio del suo poema mondo aveva intravisto in Ulisse il prototipo del protagonista. Nella ‘persona’ romana, nei caratteri cinesi e nella metamorfosi di oggetti e lingue i Cantos contenevano l’intera storia del mondo, un perpetuum carmen, un processo verso la totalità. Invece percepiva il work in progress di Joyce, col suo ininterrotto gioco di polisemia delle parole come un vicolo cieco.

Pound alla fine del ’24 si trasferì a Rapallo, inventò la leggendaria Ezraversity e si adoprò nella stesura dei Cantos. La critica ai capisaldi del capitalismo, le idee collegate allo scoppio della Grande Guerra lo spinsero a sostenere il fascismo. Anche qui si legge una differenza con l’impolitico Joyce, che morirà a Zurigo nel gennaio del ’41.

Nello stesso mese Pound cominciò a collaborare con Radio Roma. Quasi per profezia, nel Finnegans Joyce aveva già in anticipo cominciato a beffeggiare il Pound ‘Mandarino’ deformando il termine maundarin-pondarin: «a maundarin tongue in a pounderin jowl». Non v’è cenno di una risposta di Pound a questa boutade.

Nei Pisan Cantos, l’irlandese torna a galla come in uno specchio curvo della memoria di altri giorni:


In fact a small rain storm

as it were a mouse, out of cloud's mountains

recalling the arrival of Joyce et fils

at the haunt of Catullus

with Jim's veneration for thunder and the

Gardasee in magnificence

But Miss Norton's memory of the conversations

(or "go on") of idiots

was such that the eminent Irish writer

has, if equalled at moments (? sinthetic'ly)

certainly never surpassed


In realtá un modesto temporale .../ quasi un topo, da una montagna di nuvola / che rievioca l'arrivo de Joyce et fils / al ritiro di Catullo / con l'adorazione di Jim per il tuono e il / Gardasee nella sua gloria / Ma la memoria della Sig.na Norton per la conversazione / (o il "tira avanti") di idioti / era tale che perfino l'eminente scrittore / irlandese, s a volte l'ha eguagliata (? sinteticamente) / dir certo non l'hai mai superata


Così lo scrittore (ego scriptor) allunga e affonda la percezione dei legami della memoria, lontani lidi, che tornano, come torna Sirmione, nella stilizzazione che trasforma il Monte Baldo nel monte sacro giapponese:


this wind of Carrara

is soft as un terzo cielo

said the Prefetto

as the cat walked the porch rail at Gardone

the lake flowing away from that side

was still as is never in Sirmio

with Fujiyama above it : “La donna…”

said the Prefect, in the silence

and the spring of their squeak-doll is broken

and Bracken is out and the B.B.C. can lie

but at least a different bilge will come out of it

at least for a little, as is its nature

can continue, that is, to lie.


Tornerà il lago e l’immagine di acqua che si fa corrente nel Canto LXXVIII, con riferimento alla Repubblica Sociale:


>alla< non >della< in il Programma di Verona

the old hand as stylist still holding its cunning

and the water flowing away from that side of the lake

is silent as never in Sirmio

under the arches

Foresteria, Salò, Gardone

to dream the Republic. (…)



Ezra Pound e James Joyce insieme, in alcune foto di gruppo


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