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Relitto

Aggiornamento: 30 dic 2018


di Paolo Veronese


In fondo so, sono un vecchio relitto

di una vita per caso, traccia di un arsenale

di sogni d'infanzia.

Il tempo ha trafitto

in petto e anima, i chiodi nelle scarpe

mi han detto esiste il male

che la pazienza costa, l'esperienza

straccia le vesti e la vista illude.

Anche se la bocca chiude

rabbia o poesia, la voce torna dentro

ributta sul corpo bianco inchiostro

e sulla lingua gusta assenzio

dei parnassiani di un secolo estinto,

raccoglie l'arpa di David e tocca

le sillabe alessandrine, e sorseggia

oblio e indifferenza, bellezza e infamia

mescola le carte, getta i dadi

della vita.

Sosta nel naufragio

di quel groppo di nervi e desideri ch'era,

ora, so, relitto arenato a una cala

dove il vento non smette di soffiare

nei buchi di ferraglia umana,

dove articolano senso e parole

scaraventati d'onde e mistica

sussurrata dal silenzio degli oggetti,

dall'esserci come per sacro dovere.

E sparpagliare a gabbiani e cigni

briciole briciole poesie.




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