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Ex libris: non solo un contrassegno


di Giacomo Bissoli


È bello vedere come in un’era come la nostra, dove si cerca di digitalizzare anche l’anima, certi elementi non scompaiono del tutto. Questi sono gli ex-libris: dei contrassegni che possono assumere diverse fogge e dimensioni che fungono da marchio posto nella primissima pagina di un libro.

Oggigiorno sono desueti. Eccetto alcuni giovani, pochi ne conoscono il fascino. Ed è infatti per questo che la loro non è più solo una funzione tipica del semplice contrassegno.

È andata perduta la concezione di libro come “strumento perfetto”. Oggi il libro lo si compra, lo si legge per poi riporlo sullo scaffale e riprenderlo in mano chissà quando. Siamo distanti dalla cultura del libro: si è perso il gusto dello sfogliare le pagine e del rigirarlo tra le proprie mani ammirandone la struttura del dorso e la copertina. Poi il “kindle” in tutto ciò ha fatto la sua parte, ma non voglio disquisire su quanto sia giusto o meno quel dispositivo in quanto l’ho provato, trovandolo estremamente comodo , ma morto.

Il libro invece è ancora vivo. Sul libro possiamo aggiungere qualcosa che sia nostro. Sul libro possiamo imprimere un marchio che identifica la nostra persona, la nostra passione e, perché no, anche la nostra arte.

Oltre al nome e cognome, l’ex-libris, può essere arricchito di soggetti o simboli. Si va dalla classica civetta di Minerva a più solitarie signore, da simboli matematici e/o religiosi a quelli più erotici per i libri che ”osano”.

Io stesso ne posseggo uno, come altri del resto. Basta munirsi di pazienza e sperimentare disegni calligrafici o più semplici scritte, acquistare un timbro in legno , inchiostro ed il gioco è fatto.




Torniamo a trattare i libri come meritano di essere trattati, adorniamoli e personalizziamoli. In altre parole: rendiamoli nostri. Giacomo Bissoli
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